Fieri di essere DAFIntervista all’uomo che si è da poco insediato sulla poltrona di vertice del marchio olandese in Italia: Massimo Dodoni





Piglio deciso, sguardo sorridente ma fermo, postura eretta, da leader. La dialettica molto lontana da arroganza o presupponenza. Massimo Dodoni siede su uno scanno importante, quello di Daf Italia, senza mostrare esitazioni o incertezze, ma anche con consapevole realismo. In questa intervista illustra le sue idee, la sua strategia, i suoi rapporti con collaboratori e partner. 

(descrizione) Daf è un brand molto pragmatico, che guarda alle esigenze dei clienti. Uno spirito che condivide?«Certo, voglio che si sia il più vicino possibile al cliente, indipendentemente da quante sedi ha sul territorio. Per questo il mio obiettivo è potenziare la nostra rete di servizio e assistenza: sempre disponibili, anche in termini di ricambi. Il network di dealer funziona già bene, ma vorrei che fosse impeccabile. Con le prime linee stiamo mettendo a punto progetti volti al potenziamento dell’assistenza tecnica, in tempi brevi». 

Daf ha battuto tutti sul tempo con le nuove cabine ‘europee’. Scelta sagace. Riuscirete a monetizzare (ancor di più) il vantaggio? «I numeri ci stanno dando ragione, perché è importante non soltanto il rispetto delle nuove normative sulle dimensioni, ma anche la soddisfazione di chi il camion lo vive tutti i giorni. Mi ca pita di chiedere ai camionisti... non mi piace chiamarli così, preferisco professionisti del trasporto..., chiedere dicevo cosa pensano del loro nuovo veicolo, e la risposta è sempre entusiasta, sia in termini di qualità percepita, che di comfort e affidabilità. Insisto sul comfort: gli autisti non vogliono trovarsi a fine viaggio con la schiena a pezzi. Avendo introdotto per primi le nuove cabine stiamo maturando una grande esperienza. Quando arriveranno gli altri, noi avremo già conseguito una casistica che ci consentirà di mantenere il vantaggio». 

Tenga le mani in vista e risponda sinceramente: quanto crede nell’elettrico, da 0 a 100?   «I veicoli elettrici mi piacciono all’80 per cento. Ho maturato grande esperienza in passato sull’elettrico e l’idrogeno, entrambi hanno senz’altro un futuro (il secondo è il mio preferito), ma prevedono, come del resto il diesel, che ci siano filiera di produzione, di distribuzione e di impiego efficienti. I costruttori intervengono solo sul terzo aspetto, ma devono sviluppare tecnologia adeguata a ogni sistema. Su produzione e distribuzione di energia il costruttore non può intervenire, subisce le carenze infrastrutturali e la mancanza di economia di scala e, quindi, sulla competitività. Se per il diesel la filiera è ormai matura, così non è per elettrico e idrogeno. Ci sono Paesi più avanzati sulla produzione, ma sulla distribuzione, ovvero la ricarica, il problema è ancora diffuso. Per l’idrogeno il è duplice, perché esistono due idrogeni, uno verde e uno di risulta (scarto di produzione), e la distribuzione è ancora alla fase zero. Se non si risolve il problema della produzione e della distribuzione imporre l’utilizzo di questi veicoli ha poco senso». 

Domanda di riserva: quanto nei carburanti alternativi? Sempre da 0 a 100, e sempre mani in vista... «Il discorso è speculare con quanto abbiamo appena detto, e si allarga anche ai carburanti endotermici alternativi come HVO. La filiera deve essere sostenibile in tutte le sue parti, altrimenti non è efficiente». 

Massimo Dodoni, un pò uomo di trincea, un po’ di strategie, un po’ di tecnologia. Cosa porta in dote a Daf? «La mia esperienza, e non è una risposta scontata. Il prodotto è già eccellente, come la squadra che ho trovato. Ancora prima di manager, come persona quel che cerco di fare è gestire al meglio gli individui e la loro motivazione, aiutandoli a superare i propri limiti, se posso dire a crescere professionalmente. Un manager ha due grandi obiettivi e responsabilità. Il primo è perseguire e raggiungere gli obiettivi stabiliti. Il secondo, e non è secondario, è preparare il terreno per la prossima generazione di leader e dirigenti, per consentire all’azienda di espandersi, di crescere. Quindi manager sì, ma voglio essere anche coach. In questo senso credo di poter essere utile a Daf». 

Cosa non le piace di DAF (mi piace tutto non vale)? «Il fatto che certe volte si nasconde. Traduco: a volte ci dimentichiamo di comunicare i nostri successi, la nostra eccellenza. Siamo fieri di essere Daf e dobbiamo mostrarlo, non soltanto ai clienti». 

Parliamo di accordi sul territorio. Favorisce partnership commerciali che incrementino l’attività dei dealer? «Sono estremamente favorevole alla diversificazione di proposta commerciale, anche per il mio passato professionale, che mi ha consentito di conoscere bene le problematiche della rete dei concessionari. Tutte le aziende per le quali ho lavorato punta trasportatore, ben venga quindi che un dealer sia in grado di diversificare, di assolvere a tutte le problematiche operative di un operatore del trasporto. Inoltre, in questo modo, i nostri dealer hanno la possibilità di far crescere il loro business, di irrobustirsi finanziariamente e di aver più appeal con la clientela. L’azienda di autotrasporto apprezza chi è in grado di erogare servizi a 360 gradi. Attenzione però, questo vale se il dealer è in grado di dare vita, ad esempio nella vendita e assistenza di rimorchi o semirimorchi, una rete autonoma e specializzata, altrimenti si crea soltanto una gran confusione». 

Chiudiamo prosaicamente con qualche numero. Previsioni 2025 per Daf… «In Europa come tutti sanno ci sarà un calo nei consumi, ma a mio avviso sarà meno avvertito in Italia. Ciò avrà una ripercussione sul trasporto e quindi sulle immatricolazioni. Questo non vuol dire che non bisogna essere cauti, attenti».

 …e per TRP (della quale è meglio non dimenticarsi mai… è d’accordo)? «I ricambi sono una banca, per chi come noi ha la fortuna di avere il marchio TRP, un grande valore aggiunto. L’idea di creare questa struttura, unica nel suo genere, è stata geniale, vendere anche la componentistica degli altri marchi, e pacchetti completi è qualcosa che soltanto noi, soltanto TRP può fare»