Ponte sullo Stretto di Messina, l'analisi dei costi che quantifica gli effetti positivi





L’opera genererà un Valore Attuale Netto Economico (indice che misura la sua redditività economico sociale) positivo, pari a 1,8 miliardi di euro, realizzato dalla riduzione di tempi e costi di trasporto ed emissioni inquinanti. Inoltre, già nella fase di cantiere l’opera apporterà un contributo di 23,1 miliardi al PIL e creare 36.700 posti di lavoro stabili. Sono questi alcuni effetti positivi emersi dall'analisi Costi-Benefici (ACB) condotta da Uniontrasporti che si è avvalsa della consulenza tecnica scientifica di Openeconomics che riguardano la costruzione del Ponte sullo Stretto. In sintesi, produrrà nel tempo benefici economici e sociali ben superiori ai suoi costi. Nello specifico, i vantaggi apportati dall’infrastruttura risultano positivi per più di 1,8 miliardi di euro, con un rapporto benefici costi di 1,2.

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Lo studio, commissionato da Unioncamere Sicilia a Uniontrasporti e Openeconomics è stato presentato a Roma, in presenza del Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in un convegno sugli impatti sociali, economici e ambientali generati dal Ponte sullo Stretto di Messina,

"Oltre 70 anni fa, nell’agosto del 1953, la Camera di Commercio di Messina organizzò un convegno dedicato al Ponte sullo Stretto che, perorandone la necessità, chiamò a raccolta illustri personalità del mondo politico nazionale e regionale insieme a tecnici e ingegneri di fama internazionale – ha ricordato durante il convegno Ivo Blandina, nella sua triplice veste di presidente della
CCIAA di Messina, vicepresidente vicario di Unioncamere Sicilia e presidente di Uniontrasporti. - Oggi le conoscenze scientifiche, le tecnologie, il crescente livello di infrastrutturazione del territorio, reso possibile dagli ingenti investimenti del Governo, e i tempi, che allora non erano forse ancora maturi, ci spingono a scartare l’opzione zero e a considerare seriamente i benefici che la realizzazione di questo collegamento stabile recheranno al tessuto sociale, economico e produttivo, non soltanto di Messina e della Sicilia, ma dell’intero sistema Paese. Lo studio presentato oggi – ha concluso Blandina – lo dimostra con efficacia. Quindi che tutto sia fatto nel pieno e ineludibile rispetto dell’ambiente e della sicurezza, ma che sia fatto.
"Il Ponte rappresenta il ritorno alla realizzazione di un’infrastruttura nazionale dopo moltissimi anni dall’ultima, significativa infrastruttura realizzata: l’Alta Velocità”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. "È il segnale di un Paese che non insegue più le logiche di manutenzione e di ammodernamento, peraltro necessarie, ma rappresenta la ripartenza di
una comunità economica e sociale. Una comunità capace di progettare e realizzare nuove opere per garantire la crescita di un Paese, superando quella separazione geofisica di oltre 3 chilometri, che oggi costa alle imprese una sorta di dazio permanente”.
Oltre a Calabria e Sicilia, i maggiori benefici in termini di PIL si avranno in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto grazie all’attivazione di catene di fornitura presenti sui relativi tessuti produttivi.
A fronte di un investimento attualizzato pari a 9.083 milioni di euro, i benefici complessivi dell’opera a regime sono stati calcolati in 10.931 milioni di euro, con un valore economico netto (VANE) a favore del sistema paese pari a 1.848 milioni di euro. L’analisi costi-benefici ha preso in considerazione, tra le diverse voci valutate, il valore del tempo risparmiato per l’attraversamento dello Stretto per passeggeri e merci, la riduzione dei costi operativi prodotto dal collegamento stabile, il risparmio di costi esterni dovuto all’abbassamento delle emissioni inquinanti, il valore delle opere di mitigazione e anche, come unico fattore negativo, l’aumento dell’incidentalità dovuto all’utilizzo della modalità stradale rispetto alla navigazione marittima.