Conferenza stampa congiunta per le tre associazioni della filiera produzione/distribuzione veicoli da lavoro, che trovano sei punti sui quali val la pena ignorare le barriere divisive e combattere battaglie comuni.
Questa è la filiera della vendita, non del trasporto
Prima di tutto, a nostro avviso, val la pensa spazzare luoghi comuni che possono dare adito a confusione. Queste tre associazioni NON hanno titolo per parlare di esistente o presunta “crisi dell’autotrasporto”. Producono e vendono camion, e questo è il loro obiettivo. Che poi l’obiettivo, ad esempio, di svecchiare il parco corrisponda con una esigenza sociale, ok, ma non si dimentichi che se si svecchia il parco i loro associati vendono di più (questa è la loro attività “core”). Non è detto che ciò coincida con la sopravvivenza – perché di questo si parla – delle aziende che non hanno la forza economica di eliminare i veicoli vecchi.
Preferisco il camion che cade a pezzi
A chi non piacerebbe avere una flotta tutta nuova? Il problema è che spesso non bastano gli incentivi, come ripetiamo da mesi, ci vuole credito. L’autotrasportatore, specialmente al sud, dove è maggiore la concentrazione di Euro 0-IV, non ha bisogno di “sconto”, ha bisogno di “soldi”: prima di comprare il camion deve comprare il denaro. Ci sembra un concetto molto semplice.
Vediamo quindi, punto per punto, le aree critiche sottolineate da Anfia (costruttori/carrozzieri italiani), Federauto(dealer) e Unrae (costruttori/allestitori stranieri), rappresentate rispettivamente da Luca Sra (Iveco), Gianandrea Ferrajoli (Mecar) e Paolo Storace (Daf), sotto l’occhio vigile dei due timonieri Anfie e Unrae, Gianmarco Giorda e Antonio Cernicchiaro, immortalati uno accanto all’altro in questa sorta di mossa centripeda tra associazioni un tempo orgogliosamente contrapposte.
Incentivi fiscali e di mercato per gli Euro VI…
Le tre associazioni chiedono “interventi per disincentivare l’utilizzo dei veicoli più inquinanti, per esempio con una maggiorazione del costo per il passaggio di proprietà, e con l’azzeramento del rimborso dei pedaggi stradali e delle accise per i mezzi ante Euro IV”. Vale quanto detto, tutto giusto e tutto bello, speriamo lo si persegua senza massacrare le aziende più deboli, piccole e medie che nonostante tutto rappresentano la colonna vertebrale del nostro sistema trasporto/distribuzione.
…e alimentazioni alternative per favorire la decarbonizzazione
Qui le Tre lanciano il cuore oltre l’ostacolo, parlando addirittura di decarbonizzazione, ovvero – se non sbagliamo – elettrificazione. A precisa domanda riguardo all’atteggiamento da tenere riguardo al famigerato Euro VII, a detta di tutti assolutamente impossibile da ottenere con l’endotermico, si è risposto con un generico “cercheremo, proporremo”. In realtà, i costruttori sono già stati rapiti e lobotomizzati dalle promesse dell’elettrico e dell’idrogeno, tutti il resto è fastidioso interludio. Una politica coerente per salvare “questo” autotrasporto? No, non se ne parla. Ma le Tre sono realiste: “sul fronte delle motorizzazioni, è indispensabile continuare a investire sui bio-carburanti e su un parallelo sviluppo delle infrastrutture per le alimentazioni alternative, per procedere verso sistemi di propulsione a emissioni tendenti allo zero, come i veicoli elettrici e quelli a biometano, in attesa della diffusione dell’idrogeno come soluzione di lungo termine e per i trasporti di lungo raggio”. Ma il bio non ci garantirà l’Euro VII.
Disincentivi per i veicoli ante Euro IV
Su quuesto Anfia, Federauto e Unrae si ripetono: ci è ben chiaro, la disincentivazione per i veicoli vecchi è un passaggio obbligato, anche se coercitivo, per ridurre ancora l’impatto ambientale dell’autotrasporto. Una storia molto simile alla vaccinazione da Covid-19, c’è uno zoccolo duro che resiste, e che a nostro avviso andrebbe esaminato da vicino. E questa è una proposta. Scopriamo chi sono e convinciamoli. Come per l’immunità di gregge.
Potenziamento rete biocarburanti
La questione è controversa, in quanto i biocarburanti, specialmente il biogas, e ancora poco diffuso sul territorio, e soltanto tre brand producono veicoli LNG, meno impattanti. Comunque, se si riuscisse ad ampliare produzione e distribuzione di biogas sarebbe certamente un gran bene, quindi appoggiamo senz’altro la proposta. Questi siti, ad esempio, potrebbero essere (e saranno) propedeutici per la rete distributiva dell’idrogeno.
Sviluppo rete di ricarica elettrica e a idrogeno
Appunto. Ma la rete di ricarica elettrica…
Autorizzazioni alla circolazione dei veicoli 18 mt
Antica proposta Anfia che ogni tanto viene rispolverata per poi essere ri-posta nell’ultimo tra i più polverosi cassetti della Motorizzazione. Non è una proposta risolutiva, pone altri problemi negli hub e nei siti logistici (la differenza in lunghezza è di 150 cm), ma male, a nostro avviso, non fa. Facciamoli.
Attuazione revisione obbligatoria anche presso officine private
Su questo punto siamo totalmente d’accordo, non soltanto perché darebbe un po’ di ossigeno e lavoro alle officine, bianche e non, ma anche perché risolverebbe il problema cronico di assenza di tecnici autorizzati dal Ministero.
Riguardo al rischio che i controlli possano essere meno accurati presso i privati ci si chiede perché allora tra le autovetture ci sia così tanta, forse troppa, disinvoltura nel check.
Questione di una firma? Spingiamo, spingiamo.
La storia non finisce qui. La triplice alleanza punterà a concretizzare, lo speriamo, le loro proposte. E ciò di per se e positivo, perché vuol dire che la vivacità e la voglia di fare non manca. Ma se invece tutto finisce in un’ansa senza corrente, allora rimarremmo veramente molto, molto delusi.