Sono circa 11.171 gli apparecchi autovelox installati in Italia. È quanto emerso da una ricerca del Codacons che posiziona il nostro Paese sul podio.
La sentenza emanata dalla Corte di Cassazione ha però sollevato molte polemiche relative al fatto che in Italia molti autovelox non sono omologati. Questo comporta la non validità della multa in caso di apparecchio non omologato, secondo quanto richiede il codice della strada con l’art. 142.
Pertanto per le multe retroattive si parla di una sanatoria implicita, poiché i termini per il ricorso sono ormai scaduti. Il nuovo decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso maggio ha posto una
serie di regole rigide per venire a capo del problema.
Le principali novità sono: il potere decisionale sull’installazione degli autovelox viene dato al prefetto al di fuori di autostrade e strade urbane; il prefetto potrà installare i dispositivi solo e unicamente in zone identificate come ad alto rischio di incidenti; gli autovelox potranno essere installati in città solo nelle zone dove è previsto il limite di velocità a 50 km/h, escludendo le zone a traffico limitato; stop agli autovelox in movimento usati dalla polizia, ma saranno validi solo se
l’infrazione può essere contestata immediatamente, diversamente saranno validi solo i dispositivi fissi o mobili ma chiaramente visibili; il cartello che segnala la presenza dell’autovelox deve stare ad almeno 1 km di distanza dalla presenza dell’apparecchio; la regolamentazione prevede che fra due apparecchi ci sia una distanza minima di 500 mt fra l’uno e l’altro.
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