Anita non mollaCambia il presidente, ma l'associazione, tra le più battagliere, alza i termini del confronto con il Governo






Riceviamo e volentieri pubblichiamo alcune note all’indomani del passaggio di consegne tra  Baumgartner e Riccardo Morelli, nuovo presidente

“Muoviamo l’economia”Il neo Presidente Riccardo Morelli indica la strada per il prossimo quadriennio
(descrizione)Un’evocativa cerimonia del campanello ha segnato il passaggio della Presidenza dell’Associazione da Thomas Baumgartner a Riccardo Morelli all’Assemblea di ANITA, svoltasi oggi all’Hotel Parco dei Principi di Roma. Al centro dell’Assemblea tanti gli argomenti di grande attualità e importanza per l’autotrasporto merci e la logistica: decarbonizzazione, transizione energetica, intermodalità, innovazione, formazione, lavoro, legalità.
Nel salutare la platea, Baumgartner ha voluto ringraziare tutte le persone con cui ha lavorato durante il mandato: le imprenditrici e gli imprenditori, i rappresentanti delle associazioni di categoria, dei sindacati, delle Istituzioni, rimarcando la sua ferma convinzione: “l’attività della logistica e del trasporto è fondamentale per un sistema economico e sociale di un Paese, e il periodo pandemico del COVID lo ha dimostrato, ed è essenziale per la competitività dei prodotti nazionali sui mercati internazionali. Aziende di trasporto e di logistica forti, professionali e competenti sono un valore per il Paese”.
“Per me è un grande onore poter guidare un’Associazione così autorevole che ha contribuito a scrivere la storia dell’autotrasporto italiano”. Così ha esordito il nuovo Presidente di ANITA Riccardo Morelli, entrando poi nel merito delle politiche, delle riforme, delle proposte associative funzionali all’interesse generale del settore.
Morelli ha evidenziato come le scelte future del Paese debbano essere orientate alla valorizzazione e all’innovazione del patrimonio imprenditoriale nazionale.

 

Pochi giorni dopo Anita sottolineava come il trasporto stradale delle merci con Paesi non comunitari è sempre più nelle mani dei vettori extra-UE

 Nell’incontro Italia-Repubblica di Serbia in materia di autotrasporto internazionale di merci su strada svoltosi di recente a Roma, la Commissione mista ha stabilito il contingente 2024 di autorizzazioni bilaterali, dopo che la delegazione ospite aveva reiterato la richiesta di liberalizzazione dei trasporti su strada da/verso l’Italia, in anticipo rispetto all’adesione del Paese all’Unione europea avanzata già da qualche anno e di cui si è persa traccia.

Durante l’incontro la delegazione ospite ha fornito dati statistici sui trasporti bilaterali relativi al 2022, che hanno evidenziato come il 75% dei trasporti è realizzato da vettori serbi e la restante quota da vettori di Paesi terzi che utilizzano permessi multilaterali CEMT, mentre risulta praticamente assente il vettore italiano.

ANITA, la sola Associazione del settore presente ai lavori, ha sottolineato come un accordo bilaterale dovrebbe far lavorare le imprese di entrambi i Paesi, in un regime di sostanziale reciprocità nell’utilizzo delle autorizzazioni.

(descrizione)“E’ la prima volta che in un incontro bilaterale con Paesi non-UE viene messo nero su bianco che le imprese italiane del trasporto sono del tutto irrilevanti ed assenti nell’interscambio commerciale – commenta il Presidente di ANITA Riccardo Morelli – e questo dato deve far riflettere tutti, non soltanto la politica, sulle conseguenze per l’economia italiana nel medio e lungo periodo. È troppo recente infatti la lezione della dipendenza energetica del nostro Paese per prendere sottogamba il problema ed incorrere nello stesso errore, concedendo autorizzazioni e finendo per creare monopoli”.

Nella Repubblica di Serbia sono presenti circa 9.000 imprese manifatturiere con capitale italiano, delle quali 1.200 hanno una maggioranza di capitale italiano. Tramite la tecnica dell’agganciamento misto tra trattori e semirimorchi, le imprese di trasporto serbe hanno trainato circa 800 semirimorchi italiani, su un totale del contingente base 2023 di 22.300 autorizzazioni per parte, cui è stata già aggiunta un’extra-quota.

La scarsa appetibilità dei vettori di bandiera è dovuta al fatto che il committente del trasporto vende molto spesso la merce franco-fabbrica, disinteressandosi del vettore che effettua il trasporto, il quale viene scelto dal compratore. Il contingente autorizzativo che copre interamente l’esigenza del trasporto tra i due Paesi, mette quindi fuori gioco le imprese di trasporto nazionale, le quali di fatto registrano costi del personale e di esercizio più elevati rispetto alle imprese ubicate in Paesi non-UE.

“Abbiamo inviato una lettera al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini per richiamare l’attenzione sul tema dei trasporti internazionali con Paesi non-UE e chiedere un tavolo di confronto con i Ministeri competenti e le Associazioni di rappresentanza dei diversi interessi in gioco. - prosegue Morelli - La nostra Associazione è fortemente preoccupata per la marginalizzazione dei vettori italiani in tali traffici, che stanno determinando dei monopoli del trasporto.”

“I più elevati costi di esercizio italiani ma soprattutto i continui aumenti di contingente, che dovrebbero invece essere ridotti, hanno determinato negli ultimi anni una liberalizzazione di fatto dei trasporti con diversi Paesi non comunitari”. - ha concluso Morelli.

 

Lo stesso Morelli, pochi giorni prima, aveva posto l’accento sull’auspicata riforma del Codice della Strada: “Fondamentale per migliorare l’operatività del settore e la sicurezza sulle strade”

 Il Consiglio dei Ministri ha approvato, nella giornata di ieri, il disegno di legge sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del Codice della strada nell’ottica di un ammodernamento del testo normativo.

La delega per la riforma del Codice della Strada prevede una sostanziale riforma dell’attuale disciplina sanzionatoria, la riscrittura di un “Codice breve”, il coordinamento tra le disposizioni vigenti e l’utilizzo di strumenti di delegificazione utili per intervenire in modo celere all’adeguamento della normativa.

(descrizione)“La riforma del Codice della strada è per la nostra Associazione una priorità. - ha dichiarato il Presidente di ANITA Riccardo Morelli - L’attualizzazione e la semplificazione delle regole di circolazione, ma anche la prevenzione e l’educazione stradale, che grazie allo sforzo delle imprese hanno portato ad una significativa diminuzione della percentuale di sinistri che coinvolgono i mezzi pesanti, sono fondamentali per migliorare l’operatività del nostro settore e la sicurezza stradale, tutelando la sicurezza di milioni di persone che ogni giorno percorrono le strade del nostro Paese”.

“Apprezziamo inoltre che l’opera di rivisitazione del Codice sia improntata su chiarezza e brevità, a beneficio di un’attuazione più efficace delle norme – prosegue Morelli – e che si possa intervenire con tempistiche più celeri quando si tratta di intervenire sulle norme tecniche, condizionate dalle continue evoluzioni tecnologiche o quando esse derivano da normative europee”. 

ANITA accoglie dunque con favore l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge e della delega per la riforma del Codice della Strada e si augura che questo rappresenti un primo ma indispensabile passo per la tutela della circolazione delle merci e delle persone in tutto il territorio nazionale.

 

Infine, ritorniamo sull’ultima nota di ANITA riguardo all’annosa questione del Brennero:

La delicata questione dei divieti di circolazione dei mezzi pesanti in transito in Tirolo imposti unilateralmente dal Governo austriaco, più volte denunciata da ANITA negli ultimi anni, è finalmente entrata nell’agenda delle priorità delle istituzioni europee.

Siamo molto soddisfatti che finalmente gli Stati membri abbiano deciso di prendere una netta posizione nei confronti degli inaccettabili divieti di circolazione imposti dall’Austria - ha dichiarato il Presidente di ANITA Thomas Baumgartner - da troppo tempo la nostra Associazione denuncia un’inspiegabile e immotivata discriminazione nei confronti delle imprese di autotrasporto italiane che ogni giorno, passando attraverso il corridoio del Brennero, contribuiscono alla movimentazione delle merci in entrata e in uscita dal nostro Paese”.

(descrizione)“L’Italia esporta oltre il 60% della propria produzione attraverso i valichi alpini. La decisione del nostro Paese di prendere una decisa posizione di condanna nei confronti del Governo austriaco è necessaria per garantire al made in Italy la competitività nei mercati del nord Europa. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini con questa misura, oltre a proteggere le imprese del settore dell’autotrasporto merci contro la discriminazione austriaca, garantisce il libero scambio delle merci all’interno della Comunità Europea, pilastro fondamentale per il funzionamento del mercato unionale - prosegue Baumgartner -e confido che questa sia la strada giusta per potere,  una volta ristabilita la legalità, trovare assieme le soluzioni adatte per far collimare le esigenze degli Stati di questa importante arteria con quelle dell’intero sistema economico italiano, in un contesto di massima tutela ambientale.”

La centralità del corridoio del Brennero per l’export del nostro Paese è stata inoltre confermata da un recente studio pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano che evidenzia come nell’ultimo anno le esportazioni di prodotti altoatesini, che rilevano al secondo posto dopo le mele i prodotti destinati al settore dell’automotive tedesco che nella maggior parte dei casi richiedono trasporti “just in time”, hanno fatto registrare un incremento del 16% rispetto all’anno precedente, evidenziando inoltre come quasi un terzo dell’export totale della regione sia diretto verso la Germania.

ANITA si augura che, in occasione della riunione del Consiglio dei Ministri dei Trasporti di giovedì, gli Stati membri dell’Unione europea si dimostrino coesi e determinati nel chiedere alla Commissione una giusta e più che motivata azione di condanna nei confronti di un Governo che, da ormai parecchi anni, viola il principio di libera circolazione delle merci nel territorio unionale e danneggia in maniera considerevole le realtà imprenditoriali che operano nel pieno rispetto delle normative comunitarie vigenti.